mercoledì 11 aprile 2007

Eppur ci siamo!


Libri che parlano di libri senza editori
di
Raffaele Calafiore
Cinquemila editori presi d'assalto da piu' o meno un milione di aspiranti scrittori. Lettori latitanti. I best seller e il print on demad. Editoria a pagamento si/no. La libertà di espressione ed il pensiero unico. Il libro di qualità e le concentrazioni editoriali. Tutti temi che infervorano a vario titolo gli addetti ai lavori ed i lettori (pochi) incalliti.Tutte domande valide e questioni alte. Sicuramente, a patto però che non si perda di vista l'evoluzione del mercato editoriale. Come in altri paesi anche in Italia, a partire dagli anni 80, c'è stato un drastico riassetto, caratterizzato dalle concentrazioni delle sigle editoriali in gruppi industriali sempre più forti (gruppi con interessi nei vari campi merceologici dove l'editoria in alcuni casi rappresenta solo una esigua percentuale rispetto a tutto il resto), che, nell'operazione di accorpamento e razionalizzazione dei costi, spesso hanno sacrificato l'aspetto puramente culturale che è attinente proprio al libro. All'editore e ai suoi stretti collaboratori che ne determinavano la linea editoriale, si sono affiancati i manager, spesso provenienti da altri settori, col preciso mandato di far quadrare i conti prima ed ampliare i margini di redditività subito dopo. Il massimo risultato col minimo sforzo, vecchia regola sempre valida nelle società capitalistiche e che oggi investe per intero anche il settore libro. Ma è questa una regola che poco calza al settore librario, sebbene l'editoria non può sottrarsi alle regole imprenditoriali di far quadrare i conti.E' questo un aspetto ben individuato nel pamphlet di Schiffrin André "Editoria senza editori", Bollati Boringhieri, 2000 dove viene analizzata la parabola discendente del libro di qualità negli Stati Uniti. Una realtà apparentemente lontana per ampiezza di mercato ed operatori ma che porta in sé una dinamica riscontrabile, in un'epoca di comunicazione globale, anche in Italia. Il testo è preceduto dalla presentazione di Alfredo Salsano che ci regala un'acuta analisi del mercato editoriale italiano: dai grandi gruppi editoriali alle librerie indipendenti passando per la perdita di qualità dei contenuti, oltre che degli spazi di praticabilità per porre idee a confronto.E' quello delle idee a confronto e della libera circolazione del pensiero, oltre l'ostacolo legato alla pubblicazione materiale di un libro, un problema che attiene anche alla distribuzione, cioè a tutti quei passaggi che portano un libro dalla tipografia a contatto col consumatore finale, lasciando poi a lui la scelta di acquistarlo o meno. O perlomeno così dovrebbe essere. Problemi che apparentemente riguardano il settore librario, al pari di un qualunque altro settore merceologico ma che, per caratteristiche del prodotto, attengono sicuramente ad un problema più ampio: la democrazia.E' in questa problematica che si colloca il secondo libro scelto per questa rubrica: " Editoria condizionata" di Janine e Greg Brémond, Edizioni Sylvetre Bonnard, 2003.Uscito in Francia nel 2002 è stato riadattato dagli autori per l'edizione italiana e denuncia come le concentrazioni editoriali e le soluzioni di mercato finiscano per condizionare quelle scelte più propriamente culturali, oltre a porre il problema reale del controllo dell'informazione (quando la concentrazione diventa oligopolio), e quindi del funzionamento delle democrazie.Di altro tono è invece l'escursus nei ricordi di famiglia di Carlo Feltrinelli "Senior service", Feltrinelli, 2001, interessante ricostruzione dell'editoria italiana negli anni '50 e '60 attraverso la figura di Giangiacomo Feltrinelli: l'infanzia, il dopoguerra, la militanza nel Partito Comunista Italiano, la Cooperativa del libro Popolare, la nascita della casa editrice, il caso "Dottor Zivago". I libri "osceni" e quelli "necessari".
Fonte: www.nonsoloparole.com/paroledicarta/librisenzaeditori.htm

4 commenti:

Edit ha detto...

EPPUR CI SIAMO!


Questo è l’articolo pubblicato su NonSoloParole.com il 30 novembre del 2004 http://www.nonsoloparole.com/paroledicarta/librisenzaeditori.htm

Nel frattempo qualche nuovo editore è nato, qualche altro ha chiuso i battenti, qualche altro è stato accorpato e qualche gruppo ha ri-delineato la propria fisionomia, anche se questo non sembri alterare le cifre che vedono piu’ o meno 5200 editori attivi in Italia, per 50.000 novità in media all’anno e circa 500.000 titoli in commercio.Che poi, quello che realmente si nuove in termini di vendite significative, non supera il 10% di quest’offerta sembra essere un altro discorso. Un amico libraio mi diceva “sai, alla fine, la mia libreria si mantiene solo su cento duecento titoli l’anno. Il resto fa da corona…3500 libri circa che fanno da cornice”.
Cornice? E io, di rincalzo “Perché l’offerta è sganciata dalle esigenze di chi li dovrebbe acquistare?... e questo potrebbe avvenire per quei testi di nicchia …, o il piu’ delle volte, per deficit comunicazionale delle piccole imprese editoriali che poi immediatamente si traduce in “invisibilità” del prodotto?” Questo lo chiedevo a lui…ma soprattutto lo chiedevo a me. E, ancora me lo chiedo.
Nel frattempo si è aggiunto, nell’analisi dell’assetto e del meccanismo editoriale, il secondo libro di Andrè Schiffrin “Il controllo della parola”, Bollati Boringhieri, 2006, e si sono svolti a Roma, in settembre, “Gli stati generali dell’editoria”, organizzato dall’AIE, che, oltre a veder partecipi i grandi dell’editoria in Italia, hanno ospitato anche una passerella di politici ed imprenditori, segnando un po’ il punto della situazione che ahime’ è davvero molto triste: Italia fanalino di coda in Europa, insieme a Grecia e Portogallo in termini di percentuali di lettura. Un divario sempre piu’ ampio tra lettori forti, che diventano ancora piu’ forti e lettori deboli. Sempre piu’ deboli. Ma poi qualcosa sembra muoversi in tal senso… sembra! La costituzione di un Istituto Centrale (IPL già presentato l'8 febbraio 2006) che inizi ad occuparsi in modo unitario e sistematico delle problematiche inerenti al libro e soprattutto alla sua diffusione. E per completare il quadro del tempo che ci separa dal 30 novembre 2004, sono nate in ogni dove, microscopiche, piccole e medie fiere dell’editoria che sembrano dirci “intorno al libro qualcosa si muove, chissà che non si muoveranno anche i libri…prima o poi”. Per il resto null’altro e, nonostante le crescite fisiologiche in termini di titoli, presenze e visibilità dei piccoli editori, perennemente viene richiesto loro di esibire “il certificato di esistenza in vita”, esattamente come gli anziani che periodicamente per continuare a riscuotere la pensione, devono esibire il certificato comunale che provi la loro esistenza in vita.
Molte volte, da editore, mi ritrovo a parlare con autori che puntualmente mi riportano “ma… hanno provato ad ordinare il libro in tale librerie, e dicono di contattare l’editore…”, “…dicono che il libro non si trova…”, “dicono che non esiste…”, “…dicono… dicono… e qualche volta non dicono nemmeno” e intanto, quel pezzettino di strada percorsa, verso la continua conferma della nostra “esistenza in vita”, sembra franarci sotto i piedi. Continuamente.
Eppure esistiamo. Nel nostro piccolo facciamo delle cose, veicoliamo dei contenuti eppure…
E allora, bene la creazione dell’Istituto del Libro, un po’ meno bene le commissioni non trasparenti e soprattutto chiare negli obiettivi, benissimo i momenti di riflessione e di analisi che ci portano a dire che “un paese che legge è un paese che cresce” ma decisamente meno bene quando poi non si parla dell’accesso ai media spesso negato alla piccola editoria, cosi’ come l’ingresso in libreria e prima ancora alle distribuzioni. Certo siamo in una economia di libero mercato, la casa editrice è comunque un’impresa che deve sottostare alle leggi di mercato, e quindi contemplare degli investimenti anche e soprattutto nell’ottica della comunicazione…certo, tutte cose vere e sacrosante, ma quando poi si assiste ad una sempre piu’ alta concentrazione, tra media vecchi e e nuovi ed editoria, agganciati in un tutt’uno che in qualche modo condiziona i mercati, allora il gioco diventa altro. Ed è un gioco dove non si parla di un prodotto merceologico come ad esempio le sedie piuttosto che il detersivo, asciugamani piuttosto che assorbenti o pneumatici, dove oltre alla qualità, molte volte imposta dalla marca, c’e’ immediatamente il confronto con il prezzo. Il libro, sebbene merce, è altro. Un libro veicola idee, pensieri, quelle cose che in una democrazia significa contraddittorio, confronto, crescita. Imporre un libro con le sole regole del marketing genera sicuramente il best seller, la veloce rotazione abbinata all’alta tiratura, quello che poi fa veramente guadagnare un editore. Ma non é e non puo’ essere solo questo. L’editoria non si ferma lì.

Editoria è esattamente quei 5200 editori…sono esattamente gli autori con le loro idee, il loro lavoro. Sono quelli che generano nuove voci ed alimentano il concerto polifonico dei pensieri che poi diviene la base naturale del confronto.
Oggi stranamente la censura “sembra” non esistere piu’. Apparentemente si puo’ pubblicare di tutto di peggio di piu’, in tutti i sensi…eppure, un libro nonostante nessun veto contrario, potrebbe essere egualmente oggetto di censura, ripeto censura e NON selezione naturale, non restituendo ad esso la dovuta visibilità. Al pari degli altri. Ne’ piu’ ne’ meno.
Sicuramente parte di colpa l’abbiamo in primis noi editori, per lo scarso potenziale economico-finanziario di cui siamo dotati…. O meglio non dotati. per poter “imporre” anche i nostri prodotti. Causa primaria per cui i nostri libri, quando arrivano in libreria, ci arrivano di “costa”, vale a dire in verticale nello scaffale, precludendo loro la possibilità di gareggiare alla pari, con gli altri libri prodotti nel periodo e restituire al lettore la libertà di scelta. Quella vecchia regola alla base del marketing, “si finisce col desiderare ciò che si vede”, sembra non valere per la piccola editoria indipendente.
Ma la strada scelta, quella di restare indipendenti, è sicuramente ancora lunga e tortuosa. Abbiamo scelto la peggiore, mancando di adeguati mezzi finanziari.
Ma continuiamo per la nostra strada, denunciando la “nostra esistenza in vita”, in ogni dove. E a quegli autori o lettori che continuano a dirci “ma ho cercato il libro in libreria, dicono che non esiste…dicono che non c’e’…” vi diciamo “chiedete e chiedete ancora. L’unica vera arma che abbiamo per uscire dalla invisibilità è la vostra curiosità, il vostro bisogno di andare oltre, la vostra caparbietà nel non volersi fermare all’apparente.
Noi continueremo ad esistere, a fare a proporre.

Anonimo ha detto...

IL FUTURO DEL LIBRO: USCIRE DAL TEMPIO
di Felice Scipioni - Editore


I roghi dei libri.
Ogni libro bruciato è un delitto. Un rogo di libri è sterminio di massa.
Eppure un rogo di libri lo sottoscriverei.
Tra le opere di misericordia spirituale ci infilerei anche la messa in atto di un grande falò con tutti i libri di testo depositari della scienza ufficiale che ogni bravo studente deve possedere per essere promosso agli esami, vincere un concorso, trovare lavoro.
Prezzo, numero di pagine, argomento: tutto è stabilito dal Ministero che ha dettato le regole per fabbricare i "dottori". Il sapere è lì, concentrato in quelle pagine; basta leggerle e memorizzarle. Sarai professore, notaio, medico, quello che vorrai.
Assurto a summa del sapere, il manuale, comodo alibi per alunni e insegnanti, sarebbe bene abolirlo. Se proprio non è possibile "chiudere" le scuole, si privino almeno gli studenti del cappio col quale verranno strozzati.
Il manuale sta alla cultura come il matrimonio sta all'amore. Quello che doveva essere un surrogato, un punto di partenza è diventato un approdo.
Se lo studio e la lettura sono godimenti dell'anima, il manuale, bignamizzando il sapere gli ha tolto il sapore , trasformandolo in dovere.
Per diventare Berlusconi bastano i manuali.
Per diventare Papini, Prezzolini, Zanzotto...ci vogliono i libri. Con l'ausilio dei libri questi concupiscenti dell'intelletto hanno fatto a meno anche della scuola. Anzi, non ostante la scuola, sono diventati maestri di scrittura e di vita leggendo libri. E solo dopo averne divorati tanti, li hanno anche scritti. Per il nostro e loro piacere.
A me è capitata la ventura di essere padroneggiato dal furore di possedere libri (treantacinquemila!): mia disgrazia e salvezza. Non riuscirei a vivere senza. Anche se so che non potrò mai leggerli tutti, per essere entrato nella evanescente zona Cesarini, sono rassicurato dalla loro presenza. Alla bibliomania si è aggiunto, in tempi più recenti, il piacere della stampa e diffusione di una collana di libelli dedicati a Epicuro. Concepiti e partoriti, come figli, nell'orgasmo e nell'allegrezza, vorrebbero convincere qualcuno che non ha ancora assaporato le prelibatezze della lettura, che tra i piaceri della vita c'è anche il leggere.
Snobbati da librerie e biblioteche (costano poco , con una grafia comprensibile e per di più non intendono trasmettere Verità o Certezze), sono costretti a cercare rifugio nei bar, nelle trattorie, negli alberghi, nelle edicole delle stazioni, nelle barbierie, suffragando l'idea balzana secondo la quale i libri si vendono anche in libreria.
Tutto può stare nella magia di questi mondi di carta, tutti i mondi possibili e impossibili, reali e surreali, passati e futuri. Un libro deve stupire, per il piacere o la sorpresa dell'incontro, deve appassionare per le emozioni che regala durante la lettura, per quelle che si protrarranno nel tempo come dopo un addio o un arrivederci..
Bisogna liberare i libri dal tempio, liberarli dal piedistallo, dalle teche che non ce li fanno avvicinare. La gente dovrebbe incontrare i libri più spesso e i libri dovrebbero trovarsi dove la gente vive, lavora, si incontra. E' così che nascono le amicizie.
I libri non possono annoiarsi nell'attesa di essere scelti, uno fra tanti, da quei pochi collaudati lettori che già sanno divertirsi leggendo..
I libri ovunque e comunque.
I Santuari della Feltrinelli continuino pure il glorioso percorso, ma dove c'è un bottegaio, un ambulante, un rigattiere, ci sia anche "ciò che per l'universo si squaderna", secondo l' inarrivabile definizione dantesca del libro.
Stanno morendo le ultime cartolibrerie di periferia. Di ambulanti che vendono libri se ne vedono sempre meno, ma i nostri Comuni, Province, Regioni, Enti pubblici e privati perseverano nel voler finanziare le schiere di scrittori che spasimano dalla voglia di vedere il loro nome e le loro effigi sulle copertine di libri che mai alcuno leggerà. Che cosa rimarrà di tanta carta sprecata? Molta vana gloria e qualche voto in più nell'urna dei vari partiti di un misero panorama politico.
Per non parlare dello scandalo da tutti conosciuto e più volte denunciato (vedi Report:): 700 milioni di Euro all'anno per finanziare i giornali che non ci sono, inventati da un solo parlamentare che insieme ad altri otto persone hanno escogitato una cooperativa i cui soci, anziché essere denunciati dallo Stato per associazione a delinquere, vengono premiati con milioni di Euro annui.
Stampare un giornale o un libro ha senso soltanto se c'è qualcuno interessato alla lettura.
Se mancano i lettori, si sporca la carta e ci si rende corresponsabili di un delitto ecologico.
E i contribuenti dovrebbero pagare le tasse a uno Stato che elargisce danaro a Partiti imbrattacarte attraverso il finanziamento dei loro fasulli quotidiani?
Pensate quanti rivenditori di libri si potrebbero alimentare e sostenere con tutti questi milioni buttati al vento..


Fonte: http://www.leggendogodendo.com/il_futuro_del_libro.html

Anonimo ha detto...

Lettera aperta

Prospettiva di fronte alla Distribuzione e alle Librerie
di Andrea Giannasi

Caro lettore, stimato autore,

mi trovo a scrivere questa lettera aperta per aiutarti a comprendere il rapporto tra Prospettiva ed il mondo della Distribuzione e delle Librerie. Questo per capire meglio il mondo dell'editoria e da questo punto ripartire per costruire un serio rapporto tra gli scrittori e l'editore.
La distribuzione e diffusione dei libri in Italia è ferma agli anni sessanta, quando un “informatore librario” visitava periodicamente le librerie, presentando il catalogo libri. Il direttore di ogni libreria faceva i suoi ordini in conto deposito e dopo qualche giorno arrivava il corriere con il camion a scaricare qualche scatolone. Dunque tempi lunghissimi di diffusione e promozione con una lenta e macchinosa gestione.
Ebbene in sostanza la distribuzione funziona con il medesimo meccanismo, ma con una grande eccezione. Ovvero questa non è uguale per tutti. Per semplici e comprensibili motivi economici e commerciali.
E’ ovvio che i distributori tendono ad avere solo grandi case editrici (che hanno la visibilità su i mass media) e lavorare solo su libri vendibili (vedi Totti, Littizzetto, Bisio, cantanti, politici e giornalisti televisivi). Questo di fatto chiude le porte alla maggior parte delle case editrici e ad almeno 40.000 titoli ogni anno. Libri però che non sono dimenticati. Semplicemente vengono inseriti in catalogo e sono ordinabili, ma non sono disponibili in libreria e in molti casi nemmeno nel magazzino del distributore. Non possiamo certo pretendere di avere un distributore in Italia che si incarichi di distribuire tutti i libri editi (ogni anno escono in Italia più di 50.000 titoli nuovi). Sarebbe una scommessa persa in partenza, legato come è il settore, a regole ferme a quaranta anni fa.
Dunque non ci resta che seguire vie alternative (diffusione diretta, ordini via fax, librerie on line, distributori telematici, etc.), e costruire lentamente e progressivamente nuovi canali di promozione e diffusione.
Prospettiva dunque lavora con le librerie direttamente (ordini libri e invio in conto deposito), con il catalogo Feltrinelli, con le librerie virtuali di 365 giorni in Fiera del Salone del libro di Torino e Internet Bookshop. Ma soprattutto Prospettiva sta costruendo una rete di librerie fiduciare (saranno 30 entro la fine dell'estate) dove poter trovare o ordinare direttamente i libri. E dopo aver letto sopra quanto sia "strabico" il sistema distributivo, questo non è poco.
E ora veniamo alle librerie.
Sono migliaia le librerie italiane, molte delle quali legate ai grandi gruppi editoriali (Mondadori, Feltrinelli, Einaudi, etc.), ma se escludiamo questi grandi magazzini, la maggior parte delle librerie sono medio-piccole, e dispongono di pochi metri quadrati per esporre i libri. Dunque circa il 90% delle librerie italiane può avere in esposizione un massimo di 4.500/6.000 titoli differenti contemporaneamente. Mediamente una libreria rinnova gli scaffali completamente ogni sei mesi. Per questo solo 10.000 titoli trovano spazio in libreria ogni anno. E gli altri 40.000 libri editi in Italia?
Alcuni (forse altri 10.000) si fermano nei magazzini dei distributori, mentre gli altri nemmeno partono dalla casa editrice.
In molti casi la responsabilità è diretta allo stesso editore che non invia il libro, ma non possiamo negare che molti librai non vogliono avere in libreria “titoli che non vendono”. In particolar modo le raccolte di poesia degli scrittori esordienti. Libri che prendono solo spazio.
Non possiamo comunque chiedere ai librai di avere tutti i libri editi in Italia in vendita negli scaffali. Per averli tutti disponibili non basterebbe uno scaffale lungo dieci chilometri.
E quale lettore è disposto a farsi una mezza maratona per cercare un libro di uno scrittore esordiente?
E allora la soluzione alla portata di tutti è la distribuzione diretta (gestita in comune accordo tra autore ed editore), il catalogo Feltrinelli e Internet con le sue librerie virtuali. Certo non c’è più la possibilità di “toccare” il libro, ma quanti pseudo-lettori si coprono dietro questa scusa per non comprare un libro? Molti, moltissimi.
Ma non solo.
Smettiamo di trincerare la nostra atavica voglia di “non leggere” dietro la solita frase: “Non ho trovato il libro in libreria”. Se un lettore, oggi, cerca un libro lo può trovare, ordinandolo presso una libreria o attraverso internet o telefonando alle case editrici.
Perchè poi alla fine il problema più grande rimane quello che gli italiani scrivono tanto e leggono poco.

Mi auguro di aver fatto un quadro generale fedele e completo. Ma soprattutto mi auguro di aver ancora una volta ricordato che il valore più grande è il rapporto, tra mille difficoltà, che deve esistere tra l'editore e lo scrittore.

Solidalmente
Andrea Giannasi
Fonte: http://www.prospettivaeditrice.it/distribuzione/letteradistribuzione.htm

Anonimo ha detto...

Riceviamo e volentieri pubblichiamo, nell'intento di aprire su piu' fronti un dibattito sull'editoria in Italia, ed in particolar modo, provare a svelare quei meccanismi che rendono invisibili taluni libri, talune case editrici e vanificano tutto il loro lavoro.
Di seguito una mail spedita dall'editore Andrea Giannasi di Prospektiva

***

Lettera aperta a tutti gli operatori del settore librario


La fine del sogno. Editori, scrittori e librai di fronte a chiare responsabilità
di Andrea Giannasi

La situazione del mondo del libro silenziosamente si sta trasformando da grave in tragica. Il paziente sistema editoriale ormai è afflitto da un male incurabile e chi si siede al capezzale o si trasforma in luminare della medicina, nasconde secondi fini chiari ed evidenti.

Sull’ultimo numero del mensile Bookshop sono stati pubblicati gli atti del convegno Ali sui libri in edicola e l’incontro sulle librerie indipendenti svoltisi all'ultima Fiera del libro di Torino.
Tutti i relatori hanno posto l’accento sul mercato che non cresce e sulle mille difficoltà ma si è parlato poco (e in maniera assai dimessa) dei due veri mali: gli sconti che possono essere applicati ai libri e la possibilità di giungere a vendere novità librarie nelle edicole.
Pochi relatori hanno messo il dito nella piaga e pochissimi hanno ricostruito il possibile scenario futuro. Ormai pochi grandi gruppi editoriali sono in possesso di case editrici, distributori, catene di librerie e di organi di informazione. E se a questi viene permesso di applicare forti sconti sui libri che vendono nelle proprie librerie (e che appartengono al gruppo) e se questi stessi arriveranno a vendere le novità librarie nelle edicole, ebbene il primo risultato sarebbe quello di veder chiudere tutte le librerie indipendenti italiane e di seguito i distributori (che navigano fuori dai grandi gruppi) e così a scendere far serrare le porte alle piccole e medie case editrici.
E scomparirebbero definitivamente le già limitate possibilità di trovare sugli scaffali libri di autori emergenti.

E' opportuno dunque oggi più che mai tutelare e proteggere le librerie indipendenti per non rischiare di avere solo una scelta limitata di titoli o di incontrare commessi svogliati (controfigure assai sbiadite dei veri librai del passato).
Questo perchè se dovessero chiudere il sistema editoriale italiano sarà destinato a proporre solo libri degli scrittori che vendono (e tra questi calciatori, velice e cantanti) e non ci sarà più ricerca o scommessa.

La prospettiva futura dunque vede la fine delle librerie indipendenti e di fatto la fine anche degli editori piccoli e medi indipendenti. Il mercato si stringe e chi non possiede le chiavi di tutta la filiera rischia di rimanere escluso dal meccanismo.

Dobbiamo tutti insieme sostenere le librerie indipendenti iniziando con l'acquistare libri solo in questi punti.
Ma non solo.

Chiediamo a gran voce una politica seria e concreta (sia culturale che economica) destinata alla LETTURA e che veda coinvolti da una parte gli enti (Comuni, Province, Regioni) e dall'altra i librai e gli editori.
Chiediamo di creare nelle scuole l'assegno letterario (regalare ad ogni studente italiano un buono da spendere nelle librerie indipendenti italiane).
La nostra è una piccola idea (destinata anche a guastarsi e variare col tempo), ma è un'idea e in questo momento è l'unica che c'è.

Al lavoro.

Andrea Giannasi
(Direttore Prospektiva)

Aderire è un obbligo per non rassegnarci a dover subire sempre il corso degli eventi. Oggi possiamo ancora fare qualcosa. E lo possiamo fare tutti insieme. Ma dobbiamo farlo TUTTI insieme.

http://www.prospektiva.it/lafinedelsogno.htm
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Prospektiva Rivista letteraria
www.prospektiva.it